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Arbatax comune di Tortolì - NU
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Benvenuti nel borgo di Arbatax , (Arbatassa in sardo) è l'unica frazione del comune di Tortolì, in provincia di Nuoro, e conta 2200 abitanti, vengono chiamati arbataxini – arbatassinus. Patrono Madonna Stella Maris.
Arbatax si trova su una penisola (capo Bellavista), al centro della costa orientale sarda, a ridosso dello stagno di Tortolì in provincia di Nuoro.
Il nome Arbatax non è altro che la corruzione del toponimo Baccasara.
Nel Registro delle rendite pisane del 1316, il Salto (Su Sartu) di Baccasara è, infatti, appellato Batassar, da cui Albatassar e, quindi, Arbatax.
Per i tortoliese Arbatax è sempre stato “Portu” e non “Su Portu”. Pertanto “Portu” era toponimo: dell’approdo in località Baccasara (sito alla foce del Canale di Baccasara). Dai montanari ogliastrini lo stesso Tortolì era chiamato “Portu”. E in effetti, Tortolì deriverebbe da “Portu” (Helie) = Tortuelie.
La stessa torre di Bellavista era chiamata di Largavista e/o di Baccasara, nelle carte del Settecento e dell’Ottocento.
Secondo lo studioso Max Leopold Wagner invece, il nome di Arbatax è l’unico fra i toponimi sardi di sicura derivazione araba: arbet eshr significa in arabo quattordici, con riferimento forse alla quattordicesima torre di avvistamento contro i saraceni; il Canonico Giovanni Spano giustificava il significato del nome “Quattordici” facendo riferimento ad un fatto accaduto a 14 prigionieri o abitanti mori della torre.
Nell’Ogliastra il polo di attrazione marittima è sempre stato localizzato intorno al Capo Bellavista, ed il Porto d’Ogliastra, noto in tutto il Medioevo, ancora molto attivo alla fine del XV secolo, come risulta dai libri di conto dei Carroz, pare sia da identificarsi con Arbatax. Il porto era utilizzato sia per il traffico con Cagliari (in alternativa alle comunicazioni via terra) sia per scambi che tendevano a saltare l’intermediazione della capitale, magari, come per l’esportazione dei cereali, ricorrendo al contrabbando. Il porticciolo veniva usato anche per assecondare le esigenze del traffico di legname.
Più di una volta i Carroz furono richiamati a non esportare da altri porti all’infuori di quello di Cagliari. Altre volte, come il 30 ottobre 1427, ebbero tale autorizzazione (in questo caso da Alfonso V d'Aragona), che permetteva a Berengario Carroz di fare il carico in aliquibus portulis et caricatorii della Sardegna. Nel 1471, con Carta del 7 marzo, Giovanni II d'Aragona ordinava da Tortona la revoca delle licenze concesse al viceré di Sardegna, Nicola Carroz de Arborea, e al conte di Quirra di esportare grano, orzo e altre merci da scali situati nelle loro terre perché contrario alle prammatiche che stabilivano i porti sardi nei quali dovevano farsi le operazioni di carico e scarico delle merci. Solo nel 1560 Filippo II di Spagna incluse il porto de Ullastre fra quelli autorizzati ad esportare il grano prodotto nella zona.
Nel Settecento, il potere centrale sabaudo stabilì che ogni sorta di commercio di cereali con l’esterno si potesse praticare attraverso i soli porti appositamente abilitati di Cagliari, Alghero, Porto Torres e Castelsardo, con esclusione assoluta degli scali baronali (Longosardo, Terranova, Posada, Tortolì); in determinati momenti tale facoltà venne ristretta unicamente a Cagliari e Porto Torres. La restrizione mirava, evidentemente, ad assicurare alle Casse regie una più regolare e continua esazione dei diritti di sortita. Il porto di Tortolì, nonostante tutto, in passato era uno dei più redditizi della Sardegna. Nel complesso, nella costa ogliastrina vi è stata una vita marittima plurisecolare, che ha saputo mantenere un insediamento di discreta rilevanza anche in periodi di generale abbandono delle coste.
L'origine dell’attuale centro portuale costituisce un fatto recente che risale alla seconda metà dell’Ottocento. Un primo tentativo di realizzare una moderna opera portuale in Ogliastra, fu fatto unendo i
due grandi scogli che costituiscono l'Isolotto per formare il porto, ma fu un lavoro inutile in cui lo Stato spese 200 000 lire.
In seguito all'interessamento del vescovo Michele Todde e all'intervento del deputato Vittorio Angius, nel 1851 il ministro Cavour destinava un ufficiale di Marina per studiare sul luogo il da farsi. Il tenente di vascello Augusto Bruno dopo aver riconosciuto che nella rada di Arbatax i legni non potevano stare all'ancora sotto i venti di N-N.E. e neppure potevano stare nella rada di San Gemiliano sotto i venti del S.E., concluse che fosse più sicuro realizzare il porto nello stagno. Tale parere fu condiviso dal Consiglio comunale di Tortolì con delibera del 22 ottobre 1852.
Grazie alla sua posizione strategica, Arbatax risulta essere la porta dell'Ogliastra.
Le Rocce Rosse sono uno dei principali punti di attrazione della frazione costiera. Questo sito è ubicato dentro l'abitato, all'ingresso del porto ed ai piedi della collina di Bellavista. La battigia è qui costituita in parte da ciottoli di granito e di porfido rosso e per il resto da scogliere,Un'altra località balneare è Cala Moresca, anch'essa è costituita in gran parte da ciottoli di granito.
Arbatax è oggi una delle più importanti località dell'Ogliastra.
Ormai il centro costiero non è più un borgo di pescatori isolato, poiché l'apertura di cantieri e fabbriche e la lottizzazione delle aree vicine, come Porto Frailis, hanno fatto sì che la conseguente crescita demografica abbia prodotto l'unione dei vari centri.
La festa per celebrare la Madonna Stella del Mare, santa protettrice di Arbatax e del mare, si svolge nel mese di luglio, articolandosi in tre giornate dal venerdì alla domenica. La festa oltre a coinvolgere i paesani ed i parrocchiani richiama migliaia di turisti e pellegrini.
Noi di Sardegna insieme abbiamo visitato il borgo e ne siamo restati incantati per la sua originalità che conserva fedelmente la parte storica con la moderna. Consigliata la visita
Ricerche , scritto e pubblicato da G.M.
Informazioni: Comune Tortolì tel. + 39 0782 600 700
Email: segreteria.aagg@comuneditortolì.it
Coordinate : 39°56′00″N 9°43′00″E