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Ju-Jitsu tra arte marziale e sport
maestro Giuliano Masili racconta lo ju-jitsu in Italia
Giuliano Masili 5° dan racconta lo Ju-Jitsu in Italia .
Lo Ju-Jitsu nasce in Giappone, lo ju-jitsu è l’arte della cedevolezza o lotta Giapponese, nasce dalle frustrazioni dei contadini e dei battitori di riso che si trovavano costretti a difendere il loro raccolto dai soldati dell’imperatore e non solo.
Intorno all'anno 1600 , lo Ju-Jitsu nasce con regole di difesa ben precise costituite quasi esclusivamente da leve articolari , strangolamenti.
Bastoni lunghi o corti venivano usati assiduamente per battere il riso mentre le leve articolari venivano applicate sulle articolazioni degli arti superiori e inferiori.
La storia racconta delle ronde dei soldati a cavallo controllavano l'andamento dei raccolti, bene equipaggiati, protetti da armamenti in cuoio lasciando solo le articolazioni libere in modo da permettergli liberi movimenti.
Le leve articolari studiate dai contadini , applicate sulle articolari, servivano per ostacolare le aggressioni, il primo intervento dei contadini era quello di provocarne la caduta del soldato da cavallo, una volta a terra intervenivano sulle leve articolari oppure usando attrezzi di lavoro come bastoni o battitori di riso di cui avevano a disposizione.
Specializzati in questa sorta di difesa i contadini riuscivano ha difendere il loro raccolto. In seguito i contadini, si specializzarono, anche , con altre tecniche sia di difesa che di attacco.
Lo Ju-Jitsu di quei tempi era l’arte marziale più micidiale che esisteva in giro per il mondo non solo per la lotta a mani nude ma anche per la raffinatezza dell’uso delle armi come il Bo ( bastone corto o lungo ) – Tonfa ( bastone corto con manico) – Nunchaku ( bastone corto o lungo con snodo) eccetera ma senza lo studio e l’uso delle armi da taglio .
A differenza delle altre discipline marziali , lo Ju-Jitsu non prevedono gli stili come il karate, lo Ju-Jitsu viene anche definito la madre di tutte le altre discipline marziali giapponesi che oggi conosciamo come il Judo, karate, Aikido ecc.
In seguito, grazie al grande maestro Jigoro Kano che fonda lo Judo arte da contatto con lo studio di kata, che in seguito ne diventerà prevalentemente o quasi la parte sportiva dello Ju-Jitsu .
IL Judo nel 1964 per la prima volta viene incluso ai giochi di Tokyo per poi riapparire nel 1972 a Monaco di Baviera.
Dal 1988, con un'edizione dimostrativa, sono entrati nel programma Olimpico anche con eventi femminili, con l'assegnazione di medaglia a partire solo dall'edizione Olimpica successiva di Barcellona 1992.
Da questa dolce arte Ju-Jitsu nasceranno atre discipline marziali sparse per il mondo asiatico come in Cina con il kung-fu con vari stili – Corea con il karate Coreano o TAE-KWON-DO – Vietnam con la lotta Vietnamita e così via.
In Italia lo Ju-Jitsu nasce a Genova negli anni 40 per opera del maestro Gino Bianchi.
IL maestro Gino Bianchi come marinaio era imbarcato nelle grandi navi da carico e la vita di bordo era molto dura e noiosa, i viaggi spesso duravano anche parecchi mesi , come tuttora avviene a bordo vi erano marinai di diverse nazionalità con culture e usanze diverse.
IL maestro Bianchi ecco che durante il tempo libero coltivava amicizie con altri marinai a bordo, in particolare era attratto da persone di cittadinanza Giapponese che spesso e volentieri assisteva a sedute di allenamento.
Affascinato decise di prendere le prime nozioni del combattimento dell’arte Giapponese e con il passare del tempo, il maestro Bianchi , divenne uno dei preferiti dal maestro.
Tra un viaggio e l’altro è sbarcato per la pausa a terra a Genova suo paese natale , decise di approfondire gli allenamenti per lo studio dello Ju-Jitsu.
In un piccolo locale di Sanpierdarena adibito a cantina iniziava il lungo cammino di specializzazione che in seguito porterà quel Ju-Jitsu alla divulgazione.
Alcuni amici che facevano da spettatori , un gruppetto attratti da quel tipo di lotta decisero di prendere parte agli allenamenti.
Alla fine degli anni 40 promuove la prima scuola di Ju-Jitsu in Italia, la palestra era piccola sembrava quasi un ritrovo per amici, amici che presto diventavano allievi del maestro.
Gli allievi durante gli allenamenti indossavano una divisa composta da una giacca del judogi tipo Judo, pantaloncini corti e scarpette tipo pugilato ma a mani nude, questo per permettere di afferrare l’avversario per proiettarlo a terra bloccarlo oppure fare leve e strangolamenti a terra, leve e strangolamenti erano possibili anche quando l'avversario era in piedi.
Uno dei suo primi allievi privilegiati era il maestro Tito Devoto di Genova è lui che dopo l’avvenuta scomparsa del maestro Gino Bianchi si prende l'incarico e l’impegno di continuare la divulgazione dello Ju – Jitsu.
Nel 1951 il maestro Tito Devoto apre a Genova la sua prima palestra.
Dopo un breve periodo il maestro Devoto decide di cambiare in parte il modo di allenarsi in palestra ed inizia con la divisa e veste gli atleti con kimono da Judo e sul pavimento , per salvaguardare i praticanti , vengono posate delle materassini in paglia di riso battuto rivestito.
IL maestro Tito Devoto godeva di un enorme prestigio sia per la sua bravura che per la serietà professionale, l'andamento del potenziale agonistico non mancava tanto che i corsi vi partecipavano numerosi allievi .
IL maestro Devoto è stato un grande maestro di vita e di sport , negli anni settanta le viene conferito il diploma a cintura nera 7° dan.
Anche per lui, come il maestro Gino Bianchi, si privilegiava di un atleta valido e capace come il maestro Dioguardi Giuseppe che negli anni sessanta le viene conferita, dal maestro Devoto, la cintura nera 1° dan con l’abilitazione alla divulgazione dello Ju-Jitsu.
Alla fine degli anni sessanta il maestro Dioguardi , insieme ad altri due collaboratori, apre una palestra nella zona di San Fruttuoso denominata Associazione Sportiva “ Pagoda “ registrando un grande numero di atleti.
Anni settanta andavano di moda i film sulle arti marziali e certamente hanno influenzato giovani e meno giovani ad iscriversi nelle palestre ed ecco spiegato il successo, di quel periodo, nelle Palestre.
Gli allenamenti con il maestro Dioguardi erano molto duri, si praticava lo Ju-Jitsu nudo è crudo con approfondimenti e studio sulla difesa e attacco, mentre con il maestro Fava gli allenamenti erano prevalentemente mirati alla parte agonistica tipo Judo, Iniziava così il lungo cammino per la nascita dello Ju-Jitsu moderno sportivo.
Gli anni 70 furono anche quelli del cambiamento, in parte, dello Ju-Jitsu del maestro Gino Bianchi e Devoto, restava indispensabile trovare una collocazione nell'ambito sportivo e di legalità federale.
Con il maestro Dioguardi Giuseppe la linea della divulgazione punta non più totalmente al tradizionale ma al settore sportivo .
L'atleta che praticherà lo Ju-Jitsu sportive dovrà , in caso di prova agonistica, esibirsi con due o tre prove che consistono, oltre al combattimento detto randori tipo judo, la seconda prova sarà di " Accademia" e la terza prova " i settori" una specie di dimostrazione , con un proprio partner, di difesa personale .
La prova di "Accademia" è un combattimento volante spettacolare tra due atleti, la prova viene eseguita con tecniche studiate e allenate esclusivamente con un proprio partner , la stessa veniva usata anche nelle manifestazioni per la promozione dello Ju-Jitsu stesso.
Sempre negli anni 70 , grazie all'impegno del maestro Dioguardi con altri tecnici , inizia la scalata al riconoscimento dello Ju-Jitsu sportivo nelle file del C.O.N.I. ( comitato olimpico nazionale italiano ) ma non potendo essere collocato direttamente, bisognava passare sotto lecita di una federazione già aderente al C.O.N.I. è l'unica, in quel momento, era la F.I.K. (federazione Italiana karate) aggregata nelle file della F.I.L.P.J. ( federazione Italiana lotta pesi judo ). D.T. della F.I.K. era il maestro Augusto Basile.
Dopo un periodo di assidue trattative si raggiunse l'accordo previa modifica del programma dello Ju-Jitsu sportivo.
Rivisti tutti i regolamenti si constato che mancava la parte più importante dello Ju-Jitsu ( l'autodifesa), quindi restava la definizione del percorso sulle competizione sportiva che dovrà riguardare la parte finale .
Si era stabilito di inserire una serie di tecniche che rappresentassero la difesa personale dello Ju-Jitsu, il compito viene affidato al maestro Rinaldi Orlandi in collaborazione con gli altri maestri dello Ju-Jitsu. che in breve tempo vengono elaborate 250 tecniche chiamati "settori" che andranno definendo lo studio di parte dello Ju-Jitsu sportivo, settori saranno separate in tecnica di braccio, tecnica di gamba e tecniche di strangolamento.
Riepilogando: le competizioni tra atleti verranno organizzate come segue:
1° prova accademia ( combattimento volante ) 2° prova randori ( prova di judo ) 3° prova settori ( prova da eseguire con 5 tecniche di difesa diverse tra loro ), in questo ultimo un solo atleta avrà il giudizio della giuria in base alla bravura sulla difesa dell'attacco.
Dopo avere concluso l'ordine per le competizioni sportive, inizia il processo di aggregazione nella federazione F.I.K. ( federazione italiana karate ) aderente alla F.I.L.P.J. (federazione Italiana lotta pesi judo) C.O.N.I.
A metà degli anni 70, ottenuto il processo di approvazione della F.I.K. ( federazione italiana karate ) allora responsabile e D.T. il maestro Augusto Basile la sigla verrà sostituita da F.I.K. a F.I.K.DA. ( federazione italiana karate e discipline aderenti ) aggregata alla alla F.I.L.P.J. – C.O.N.I.
Altri cambiamenti si avranno in seguito con la sigla che da F.I.K.DA. diventerà F.I.K.TE.D.A. ( federazione italiana karate – Tae-kwon-do – discipline associate ) dopo questo ultimo evento il karate proseguirà da solo lasciando fuori le discipline associate ed entrando direttamente nella F.I.L.P.J.K. ( federazione italiana lotta pesi judo karate ) C.O.N.I.
Trascorso un pò di tempo la sigla F.I.L.P.J.K.. lascia il posto alla nuova sigle F.I.J.L.KAM. (federazione italiana judo lotta karate arti marziali ) sigla che a tutt'oggi conosciamo.
Lo Ju-Jitsu dopo l'inserimento dei " settori " tanti atleti e tecnici si sono sentiti poveri di tecnica rendendosi conto di non avere nessuna preparazione alla tecnica sia di come portare un attacco di pugno tanto meno di gamba.
Il pubblico che assisteva alle manifestazione non riusciva più a capire o seguire gli atleti nelle varie è confuse prove sportive e quindi il pubblico nelle manifestazione era sempre meno.
Alla fine degli anni novanta la presenza degli atleti nelle palestre di ju-jitsu erano molto meno tanto che iniziava il vero è proprio declino del Ju-Jitsu moderno.
A questo punto non mi resta che tirare le conclusioni del mio racconto, anzitutto devo precisare che senza il maestro illustre Sensei Gino Bianchi lo Ju-Jitsu chissà quando sarebbe arrivato in Italia, un forte ringraziamento va fatto anche al maestro Sensei Tito Devoto per avere continuato la divulgazione lasciata dal suo predecessore maestro Sensei Gino Bianchi.
Infine un grazie al mio maestro di Ju-Jitsu Sensei Dioguardi Giuseppe per avere avuto la forza ad il merito di avere creduto per lo Ju-Jitsu sportivo.
Senza questi grandi nomi lo Ju-Jitsu non sarebbe arrivato fino hai giorni nostri.
L'ultima cosa che volevo sottolineare, se i "settori " fossero stati concentrati in molto meno di 250 tecniche, che poi molte di queste erano più o meno simili, lo studio dei "settori" sarebbero stati una fonte di studio dell' autodifesa che nel Ju-Jitsu è parte Primaria.
Se alcuni di questi " settori" fossero stati formulati ad esempio come kata , tipo karate tradizionale, sarebbero stati utili non solo per lo studio ma formulati anche nelle competizioni.
Io ho sempre creduto nell'arte dello Ju-Jitsu ma per farlo bene e per insegnarlo ottimamente alle altre persone ho dovuto andare alla ricerca della verità, ecco perchè mi sono dedicato alla conoscenza ed alla pratica di altre discipline, per brevi periodi ho praticando a Genova in Corso Sardegna pugilato, karate coreano con il maestro Bruno Canale a Genova, a Torino la lotta Vietnamita, semi e full Contact a Genova con il maestro Giuliano Ronzini, karate e Yoseikan Budo con il Sensei Hiroo Mochizuki, karate moderno interstile con il maestro Pierluigi Aschieri.
Dopo 51 anni di militanza nel settore delle lotte giapponesi posso affermare che lo Ju-Jitsu rimane indispensabile conoscerlo e praticarlo che poi potrà ritornare utile nelle altre discipline che oggi sono tanto di moda, io ritengo lo ju-jitsu unica nella concretezza della difesa personale.
Grazie della vostra gentile attenzione.